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Quell'arpa galante
di Angelo Foletto

Tuffo in piena atmosfera galante. Fanno da testimoni quattro fluide partiture per arpa, strumento che interpreta come meglio non si saprebbe immaginare le atmosfere suadenti di un salotto colto di fine settecento. Un'arpa che non si vergogna di far capire tutto il suo debito espressivo e tecnico col pianoforte (nei movimenti lenti, soprattutto, il disegno d'accompagnamento vaga tra bassi albertini e ribattuti dal sapore tastieristico inequivocabile) ma impone un passo solistico originale e che non ci risulta abbia mai più ritrovato. Verrebbe anzi da pensare che anche in questo programma, la naturalezza un po' semplicistica e prevedibile ma seducente delle partiture di Wagenseil e Krumpholtz, sia già in parte perduta nel più importante lavoro di Dussek. Saggi comunque di alto virtuosismo, che Roberta Alessadrini assolve con scioltezza e bella musicalità, ma insieme documenti d'uno stadio cruciale della creatività normale di fine settecento (non di quella straordinaria rappresentata da Haydn e Mozart, per capirci) tuttaltro che plebea, e che viene amorevolmente restituita dalla respirata interpretazione dell'Orchestra di Mantova guidata con gusto elegante da Parisi.

 

 

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