Suonare News 0 1997
 

Musica per la preghiera
di Ennio Cominetti

«A volte mi si chiede qual è l’organo più grande e più bello del mondo. Ma non è detto che un organo molto grande debba essere per forza bello». In queste parole, del medico filantropo e musicista Albert Schweltzer è contenuta una sacrosanta verità: non sempre le sonorità degli organi americani, strumenti dalle architetture grandiose e ridondanti, possono competere con la dolcezza e la brillantezza dei piccoli organi di tradizione italiana. Lo hanno capito anche i giapponesi: si pensi che l’organaro nipponico Hiroshi Tsuji, dovendo costruire uno strumento nel suo Paese, venne in Italia per avere maggiori ragguagli sulla nostra arte organaria e copiò di sana pianta (prendendo le misure esatte delle canne, le leghe usate per fonderle, eccetera) un antico organo italiano. A parte le copie, che oggi sono di moda anche in Italia e in Germania, ogni organo è uno strumento a sé, viene cioè costruito in base alle caratteristiche dell’ambiente che lo ospita, per esempio una chiesa o un teatro. Il lavoro di progettazione per costruirlo è molto impegnativo e richiede la sinergia di più persone che si devono occupare di vari aspetti, dall’architettura della cassa, ai materiali per fondere le canne, alla loro intonazione e, infine, all’accordatura generale. Il polmone dell’organo è il mantice (oggi azionato da un elettroventilatore anche negli organi antichi restaurati), che fornisce aria al somiere, un bancone di legno sul quale sono poste le canne e nel quale è compressa l’aria che, ad ogni impulso trasmesso dall’organista per mezzo dei tasti, vi entra attraverso una valvola, detta ventilabro. Le canne, che per antica consuetudine vengono misurate in ‘piedi’ inglesi e dalla cui lunghezza dipende l’altezza dei suoni (un organo di grandi dimensioni può contenere canne di 32 piedi, circa 10 metri, e canne piccole come una matita), possono essere di legno o di metallo (leghe di stagno e piombo, rame o antimonio) e a seconda della loro caratteristica costruttiva, emettere timbri diversi. i registri Ci sono, infatti, canne ad anima o ad ancia che, a loro volta, possono essere aperte, tappate, a cuspide o a camino. A seconda della loro circonferenza le canne vengono divise in “famiglie”: alla famiglia del Principale, di taglio medio, corrispondono tutti i registri del Ripieno; tra i registri “coloristici” si riconoscono i vari tipi di Flauto, di taglio largo, a cui si contrappongono i registri delle Viole, di taglio stretto. Ogni registro può essere costituito da una sola fila di canne (registri semplici) o da più canne per nota (composti), oppure da canne che producono vari suoni armonici (di mutazione). Tutto questo complesso viene manovrato dell’organista attraverso tiranti manuali, talvolta anche a pedale, che si trovano insieme con le tastiere e la pedaliera nella consolle, che può essere a sua volta “ a finestra” con incorporata nello strumento, oppure separata da esso. Il numero delle tastiere può variare da una a sette: gli organi antichi di tradizione italiana possiedono, di solito, una sola tastiera, mentre l’organo da concerto di Atlantic City ne ha addirittura sette. La pedaliera, una specie di tastiera azionata dai piedi dell’organista, può essere formata da 12 tasti come negli antichi organi italiani, sino a raggiungere 32 pedali ed essere anche indipendente dalle tastiere. Tutti i meccanismi degli organi concepiti secondo antica tradizione vengono azionati meccanicamente, ossia attraverso semplici tiranti in legno o ottone che collegano direttamente i tasti alle canne; la trasmissione meccanica è quella più apprezzata dagli organisti in quanto offre un maggior controllo delle dita tra tasto e canna. La trasmissione pneumatica (nella quale gli impulsi dal tasto alla canna avvengono per mezzo di aria prodotta da manticini posti sotto i tasti) e la trasmissione elettrica che, soprattutto nei grandi organi, consente più possibilità nel gestire i comandi sono state introdotte a partire dal secolo scorso. Anche il computer può essere utilizzato oggi negli organi. Se qualche anno fa serviva soltanto per memorizzare infinite combinazioni di registri da usare nel corso dell’esecuzione, adesso in alcuni strumenti, per esempio il grande organo della basilica di Loreto, è possibile registrare su un floppy-disc il brano eseguito normalmente dall’organista facendolo poi riprodurre dal solo organo. l’hydraulos Per avere maggiori informazioni sulla storia e sull’evoluzione dell’organo, consigliamo la visita al Museo svizzero dell’organo di Roche, Cantone Vaud (aperto dall’1 maggio al 31 ottobre, tel. 0041-21-9602200), dov’è conservata la ricostruzione del primo organo chiamato Hydraulos realizzato dal greco Ktesibios ad Alessandria, in Egitto, nel 246 a.C. Oggi l’organo è soprattutto uno strumento da chiesa. Non fu certamente così per i primi esemplari di cui si è rinvenuta traccia a Budapest (dove sorgeva l’antica Aquinqum) e a Pompei: erano utilizzati per scopi profani e suonavano in occasioni delle fastose aperture dei ludi gladiatorii. Per trovare le prime tracce dell’organo in chiesa bisogna attendere il 757 d.C., quando l’imperatore Costantino Copronimo inviò a Pipino re dei Franchi un organo per la chiesa di S. Cornelio a Compiègne. A partire dal tardo Medioevo in Europa cominciarono a delinearsi varie scuole organarie, divise a seconda della regione di appartenenza dei costruttori. In Italia sono noti gli organi di S. Marco a Venezia, rinnovati rispettivamente da Mastro Zucchetto e da Jacobello. Nel 1379, fra Domenico e fra Andrea dei Servi costruirono un organo per la chiesa della SS. Annunziata di Firenze. Purtroppo di questi strumenti non si conserva alcuna traccia. È splendidamente conservato, invece, l’organo risalente alla seconda metà del Quattrocento nella basilica di S. Petronio a Bologna, costruito da Matteo e Giacomo da Prato tra il 1471 e il 1475. L’Italia dei secoli successivi ha espresso grandi organari, tra i quali la famiglia degli Antegnati di Brescia, dei Serassi di Bergamo, del Callido di Venezia, i quali hanno lasciato opere di grande rilievo. I primi, soprattutto nelle chiese lombarde, i secondi (che seguirono una dinastia di oltre due secoli) si spinsero in tutta Italia, in Francia, Svizzera, a Buenos Aires e a Montevideo, mentre il terzo costruì organi anche nelle chiese più sperdute dello stato pontificio. Mentre l’organo italiano faticò a svilupparsi (per oltre tre secoli mantenne un’unica tastiera e i registri si limitarono alle sole file del Ripieno e di pochi registri della famiglia dei Flauti), nella Germania del nord, sin dal XVII secolo, il numero delle tastiere con registri indipendenti giunse sino a tre. Questo anche grazie all’influenza italiana: Bach copiò molte composizioni dei nostri connazionali (Frescobaldi in testa), ma soprattutto trascrisse per organo concerti strumentali di Vivaldi pensati sotto forma di “concerto grosso” (con la caratteristica contrapposizione tra tutti e soli) per la cui esecuzione organistica era obbligatorio l’uso di più tastiere per imitare l’effetto dell’orchestra. In questa direzione lavorarono i grandi organari dell’epoca Bachiana, quali Arp Schnitger (oggi possiamo ancora ammirare i suoi capolavori come quello della Jakobi Kirche di Amburgo) e Gottfred Silbermann. Nel periodo barocco, in Francia e in Spagna, l’organo si riempì di registri ad ancia: di grande effetto sono le composizioni degli autori spagnoli che amavano imitare con il suono delle possenti trombe “en chamade” (disposte orizzontalmente al di fuori della tribuna dell’organo,il suono delle fanfare. Nel 1800 le Sonate di Felix Mendelssohn e le grandi composizioni sinfoniche di Cesar Franck richiesero sonorità sempre più vicine a quelle di una vera orchestra. Aristide Cavaillé Coll fu tra gli organari più all’avanguardia del XIX secolo: gli organisti italiani che ebbero modo di conoscere le sue opere non vollero più saperne degli strumenti dei loro connazionali che non consentivano l’esecuzione dei capolavori di Bach e Franch (ricordiamo il celebre rifiuto di Camille Saint Saens di suonare al Conservatorio di Milano il cui organo possedeva una sola tastiera e una pedaliera ridotta). Da allora si adoperarono per uniformare le caratteristiche degli organi italiani a quelle degli strumenti francesi e tedeschi. La volontà di innovare a tutti i costi non sempre ha portato buoni risultati. Fortunatamente da qualche decennio si è lavorato in funzione di un rispetto totale dell’opera d’arte, grazie al lavoro di restauro serio e capillare che ha permesso di poter riascoltare il suono di strumenti, altrimenti irrimediabilmente perduto. BOX: Il gusto e l'entusiasmo Il decano degli organisti italiani è Fernando Giordani. Oggi novantenne (è nato a Roma nel 1906), da qualche anno si è ritirato dalla scena concertistica. Alle sue lezioni, tenute per alcuni decenni all’Accademia Chigiana di Siena, ha partecipato la gran parte degli organisti, non solo italiani. A lui si deve la riscoperta della musica d’organo: da Frescobaldi a Bach sino a Reger: questi erano i suoi capisaldi. Nei concerti (e nei numerosi dischi) il Maestro amava presentare questo trittico nel quale emergeva non certo l’aspetto (pur importante) della filologia quanto il gusto nell’eseguire quella musica. Nel periodo in cui non si tocca un tasto se non si sono consultati archivi e trattati, crediamo che riascoltare i dischi di Fernando Germani possa dare ancora un grande piacere. Nella lontana Islanda (!), a Reykjavik, è recentemente nata la “Fernando Germani Society in Iceland”, alla quale lo stesso Maestro ha regalato i propri spartiti e documenti. Marie Claire Alain, già allieva di Marcel Dupré per l’organo e di Maurice Duruflé per la composizione al Conservatorio di Parigi, dopo aver ottenuto due prestigiosi premi rispettivamente al Concorso internazionale di Ginevra e al Bach di Parigi, ha iniziato una brillante carriera concertistica. Marie Caire Alain è nota per essere stata uno dei primi musicisti ad approfondire l’interpretazione della musica di Johann Sebastian Bach, ma non ha dimenticato di diffondere con entusiasmo la tradizione dei sinfonisti francesi, eseguendo più volte ed incidendo le opere di Vierne, Franck e, soprattutto, le opere del fratello Jean, uno dei più importanti organisti-compositori francesi vissuto all’inizio del nostro secolo. BOX: I programmi d'esame CORSO DI ORGANO E COMP. ORGANISTICA Durata: 10 anni Piano di studi l esami fondamentali: compimento inferiore (5° anno), compimento medio (8° anno), diploma (10° anno) l esami complementari (obbligatori): Teoria, solfeggio e dettato musicale; Storia della musica Compimento inferiore Prove di pianoforte a) Esecuzione d’uno studio estratto a sorte fra i seguenti del Gradus di Clementi: nn. 5, 7, 9, 24, 28, 44; b) Esecuzione d’un preludio e fuga di Bach estratto a sorte fra i seguenti numeri IX, XII, XVII; c) Esecuzione di una Sonata di Beethoven scelta fra le seguenti: Do minore n. 5; Mi maggiore, n. 9; Mi b. maggiore n. 4; d) Lettura a prima vista d’una breve e facile composizione. Prove di organo a) esecuzione d’uno studio estratto a sorte fra 10 preparati per solo pedale del metodo di Bossi e Tebaldini; b) Esecuzione d’uno studio (manuale e pedale) estratto a sorte fra sei dei più facili del “Gradus ad Parnasum” del Remondi, oppure dai 24 studi I Vol. dello Scheider (ediz. Peters); c) Esecuzione d’un trio scelto tra i più facili del Renner (Ediz. Capra) e fra quelli del Rheinberg (Ediz. Forberg, Lipsia); d) Improvvisazione all’organo d’un piccolo giro armonico a 4 parti con modulazioni alle tonalità vicine prestabilite dalla Commissione; e) Contrappuntare a tre parti per iscritto in stile florido imitato, nel tempo massimo di tre ore, un breve tema dato dalla commissione e posto dal candidato prima nella parte acuta, poi nella grave. Compimento medio 1. a) Esecuzione di un preludio e fuga di Bach estratto a sorte fra due preparati e scelti dal 2°, 3°, e 4° volume dell’edizione Peters; b) Esecuzione di una composizione fra le più importanti per organo del Frescobaldi estratta a sorte fra le preparate e scelte dal candidato nell’edizione Maurice Senart di Parigi, revisione Bonnet (Fiori musicali). 2. a) Esecuzione di una sonata o di un preludio e fuga per organo di Mendelssohn; b)Esecuzione di una composizione per organo di César Franck estratta a sorte fra le seguenti: Pezzo eroico - Pastorale in Mi magg. - Preludio, fuga e variazioni in Si minore. 3. a) Lettura a prima vista di un facile brano per organo con pedale obbligato e trasporto di un tono sopra o sotto di un altro brano per solo manuale; b) Lettura a prima vista di un facile brano di partitura vocale a tre voci nelle proprie chiavi. 4. Interpretazione sull’organo di un facile pezzo assegnato dalla Commissione, previo studio di 3 ore a porte chiuse. 5. Composizione di una fughetta a 2 parti su tema dato per organo (solo manuale) previo studio di 8 ore a porte chiuse. 6. Accompagnamento di una melodia gregoriana di genere sillabico nel modo originale; accompagnamento e trasporto di un’altra pure di genere sillabico. Prove di cultura: a) Storia dell’organo. Dare prova di conoscere la tecnica, costruzione e registrazione dell’organo, nonchè i migliori autori antichi e moderni di musica organistica e i trattati didattici più noti. Diploma 1. a) Esecuzione di una composizione per organo scelta fra le seguenti di Bach: Passacaglia in Do minore; Fantasia e Fuga in Sol minore; Toccata Adagio e Fuga in Do maggiore; Preludio e Tripla Fuga in Mi b; Preludio e Fuga in Re maggiore; b) Esecuzione di un importante corale per organo di Bach estratto a sorte fra due scelti dal vol. V, VI e VII dell’edizione Peters. 2. a) Esecuzione di una composizione di César Franck o di Marco Enrico Bossi estratta a sorte fra le seguenti: Franck: 3 corali, Prière in Do minore - Finale in Si b maggiore; M.E. Bossi: Pezzo Eroico, Tema e variazioni, Studio sinfonico. b) Esecuzione di una composizione moderna scelta dal candidato. 3. Interpretazione sull’organo di un pezzo di media difficoltà assegnato dalla Commissione previo studio di 3 ore. 4. a) improvvisazione all’organo di un breve preludietto o versetto su facile tema assegnato dalla Commissione; b) composizione di una fughetta a tre parti per organo su tema assegnato dalla Commissione; c) composizione di un breve mottetto ad una voce con accompagnamento di organo su testo latino assegnato dalla Commissione. Durante tale prova e quella precedente, di cui alla lett. b) per le quali sono assegnate, rispettivamente 12 e 10 ore di tempo disponibile, ciascun candidato rimarrà chiuso in apposita stanza. 5. a) Accenno con la voce, e di poi accompagnamento con l’organo, di una melodia gregoriana (genere neumatico) nella modalità originale, e di un’altra trasportandola; b) Lettura a prima vista di un brano di partitura vocale a 4 voci nelle proprie chiavi; c) Trasporto di tonalità di un facile brano per organo. Prova di cultura Discussione sul metodo d’insegnamento dell’organo e sulla teoria del canto gregoriano. BOX: Le parole dell'organo Canne: tubi di metallo o legno, entro i quali la colonna d’aria, messa in vibrazione, produce suoni di altezza determinata. Si dividono in due gruppi fondamentali: ad anima e ad ancia. Le prime, dette anche labiali, che sono costituite da tre parti: il corpo, ossia la parte superiore della canna, la cui lunghezza è in relazione con l’altezza del suono prodotto; il piede, ossia la parte inferiore della canna, che serve a condurre l’aria entro il corpo; la bocca, delimitata da veri e propri labbri, su cui l’intonatore interviene per caratterizzare a suo piacimento la canna. Quelle ad ancia sono costituite da tre parti: il piede, che ha le stesse funzioni di quello delle canne ad anima; il blocco dell’ancia, ossia la parte più importante, a sua volta formato da più elementi: dal canaletto, di ottone, a sezione semicilindrica su cui poggia l’ancia, una linguetta di ottone laminato che, battendo sui bordi del canaletto produce il suono; l’ancia è fissata al canaletto per mezzo di una gruccia scorrevole entro una noce di piombo che serve per accordare la canna; il padiglione, o tuba, è saldato alla noce e dalla sua altezza dipende l’altezza dei suoni emessi dalla canna la cui forma, variabile in varie fogge, ne determina il timbro. Consolle: parte dell’organo dove sono posizionate e tastiere, la pedaliera e i comandi dei registri. Può essere “a finestra”, ossia incassata nell’organo, o mobile, cioè lontana da corpo sonoro. Crivello: piano di legno o cartone disposto parallelamente al somiere e in cui vengono praticati tanti fori quante sono le canne da sostenere in posizione perpendicolare. Mantici: apparecchi atti a produrre l’aria da inviare ai somieri. Possono essere azionati manualmente o mediante un elettroventilatore. Pedaliera: complesso di tasti da suonare con i piedi; nei secoli passati l’organo era dotato di soli 12 pedali; oggi può averne 30 o 32. Piede: unità di misura usata per le canne dell’organo e corrispondente a circa 32 centimetri. La classificazione dell’altezza di un registro è data dalla lunghezza misurata in piedi della sua prima canna. Ad esempio la canna più lunga (corrispondente al do1) del Principale di 8 p. corrisponde a circa 2,40 centimetri. Registro: è la fila di canne di timbro omogeneo. In ogni organo possono esservi registri di “ripieno”, (corrispondenti alla famiglia del Principale: detti Ottava, Decimaquinta, Decimanona, eccetera) oppure “da concerto” (corrispondenti alle famiglie dei flauti o dei violeggianti). Somiere: cassa di legno rettangolare nella quale staziona l’aria compressa, prodotta dai mantici, per essere distribuita alle canne su di essa alloggiate. Tastiera: l’insieme dei tasti che, sollecitati dall’organista, mettono in funzione le canne dell’organo. Un organo può possedere da una (organo antico italiano) a sette tastiere (grande organo da concerto). Trasmissioni: complesso dei sistemi di tiranti e leve che collegano le tastiere e i registri con le canne. Può essere meccanica (organi antichi o moderni di concezione classica), pneumatica (in alcuni organi del tardo Ottocento), elettrica (grandi organi di concezione moderna).

 

 

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