Suonare News 0 2002 Ottava nota
 

Siamo al girotondo degli organisti
di Luigi Fait

E bravo il Nanni Moretti che inventa il girotondo come protesta politica: un sollazzo condiviso alla svelta dai suoi fan e dalle rosybindi. Il garrulo passatempo su filastrocche per lo più banali – “giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra e tutti giù per terra” – bellamente bandito dalle scuole materne è dunque assurto a rondò degli sfigati. Beati loro, che solfeggiano in tal modo rabbie e scontentezze. I garanti della pubblica sicurezza mica si scompongono. Se tolgono la scorta – ahilui – al Prof. Marco Biagi, a maggior ragione si sentono autorizzati a non far uscire dagli arsenali lacrimogeni e proiettili contro i caroselli di siffatti innocui buontemponi. Anziché mollare qua e là bombe e gasnervini, i dimostranti si limitano infatti a lanciare slogan goliardici e a tenersi allegramente per mano attorno ai palazzi di giustizia, del governo, della Rai: gioco fanciullesco e cretino quanto vi pare, ma non troppo, tanto che potremmo proporlo adesso alle centinaia di organisti, ai quali è impedito di esibirsi nel nuovo Auditorium di Roma. Cari maestri, perché non provate ad abbandonare per un pomeriggio tastiere e pedaliere e a saltellare, abbracciati, lungo il perimetro del triplice edificio firmato da Renzo Piano? Un ritornello consono alla giostra lo suggerisce intanto il vostro Girolamo Frescobaldi: Capriccio sopra "Or che noi rimena". Qualcosa otterrete. C'è poco da ridere. Già tanti anni fa l'Accademia di Santa Cecilia, sull'onda del referendum che aveva cacciato dall'Italia i Savoia, fece seppellire il re degli strumenti sotto il palco di Palazzo Pio in via della Conciliazione. E oggi la secolare istituzione continua a non volerne sapere. Nonostante l'ex presidente Bruno Cagli avesse pur chiesto a Luigi Ferdinando Tagliavini la progettazione di un nuovo grande strumento, ecco che l'attuale responsabile Luciano Berio pensa invece di sostituire l'organo a canne con un coso che la stampa specializzata definisce "clone elettronico". Gi abbonati, i musicisti e addirittura Italia Nostra si scandalizzano. Sembra poi che il citato architetto genovese sia stato costretto a modificare il disegno originale della sala che avrebbe dovuto ospitare l'organo. Con pesante supplemento di euro. La realtà è che Berio non è certo uomo da subire strapazzate. Risponde prontamente che non ci sono i quattrini per la sospirata realizzazione del progetto. Dando intanto un'occhiata a questa città della musica, inaugurata il 21 arile scorso da Ciampi e Veltroni, scopriamo che mentre spariscono i finanziamenti per l'organo, ne affluiscono in abbondanza per ristoranti, bar, giardini, docce, librerie e lussuosi spazi-mostre nonché di aggregazione per i giovani del quartiere Flaminio. Alla festa inaugurale il chiassoso e costoso pot-pourri è estremo: da Rossini al jazz. Si passa dalle Bande della Polizia e dei Carabinieri all'Orchestra e al Coro di Santa Cecilia, dall'inevitabile Uto Ughi alla rock-star Patti Smith, dalle sorelle Labeque ai Swingle Singers. È una kermesse in cui tutti se la spassano, meno gli organisti, che a Roma continuano ad andare per chiese, almeno sino a quando non moriranno quei rari vecchi preti che ancora li accolgono e che curano con sorprendente zelo la manutenzione e il restauro di manuali, mantici, somieri, pistoni e canne. Stentiamo a capire per quale motivo una fondazione, che gode di ricche sovvenzioni, campionessa di vigilanza filologica su corni, vielle, cembali, arpe, liuti, grancasse, mandolini, nacchere, pianoforti e castrati, quando le parli d'organo faccia orecchi da mercante e strizzi l'occhio al sindaco della Capitale, che non è tenuto a distinguere un arnese elettronico da un "Callido". È come se nelle vicende culinarie Vissani concordasse con McDonald's che un hamburger si può servire con la stessa dignità di uno Chateaubriand alla griglia. Ma andiamo!

 

 

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