Suonare News 0 2004 Sei corde
 

Il violoncellista che amò la chitarra
di Angelo Gilardino

Tra violoncello e chitarra corre un legame di simpatia che ha radici antiche. Pare certo che Carulli e Giuliani fossero violoncellisti prima di convertirsi alla chitarra, e fu in veste di violoncellista che Giuliani partecipò, durante il suo glorificato soggiorno viennese, alla prima esecuzione della Settima Sinfonia di Beethoven. Gli ammiratori di Tilman Hoppstock sanno della sua duplice formazione di violoncellista e di chitarrista, e anche l’autore di queste righe mandò avanti, nei primissimi anni del suo apprendistato musicale, lo studio parallelo dei due strumenti. Un violoncellista sopra tutti amò la chitarra e ne fece una piccola passione privata, ma anziché dedicarle il suo alto ingegno di strumentista la investì del suo talento di compositore e la beneficò con il suo coraggioso patrocinio di attivista della musica. Parlo di Gaspar Cassadó, uno dei più bei nomi dell’arte violoncellistica del Novecento, allievo di Pablo Casals, compositore tutt’altro che improvvisato di musica per orchestra e da camera. Il suo nome merita di essere incluso con tutti gli onori nella storia della musica per chitarra. Fu infatti il giovane Cassadó, nel 1918, a presentare Segovia all’impresario madrileno Ernesto de Quesada, l’organizzatore che avrebbe reintrodotto la chitarra nei programmi delle società musicali spagnole e latino-americane, proponendola al pubblico dei concerti di musica da camera e di pianoforte. Per compiere un’operazione temeraria come quella, Quesada aveva bisogno sì di un talento come quello di Segovia, ma anche di uno stimolo quale fu quello esercitato su di lui da Gaspar Cassadó, che si preoccupava di sostenere Segovia e la chitarra forse più che del proprio, personale successo. E, trent’anni dopo, fu ancora Cassadó a suggerire al conte Chigi di invitare Segovia a insegnare nei corsi estivi di perfezionamento dell’Accademia Chigiana di Siena. Furono quelli due eventi di portata storica per la rinascita della chitarra, e va sottolineato il fatto che a capo di essi sta la sorridente diplomazia di Gaspar Cassadó. Le sue composizioni per chitarra, appena pubblicate nella collezione The Andrés Segovia Archive (Gaspar Cassadó, Works for Guitar, Edizioni Bèrben) accompagnano la carriera di Segovia suggellandone momenti lieti e momenti tristi. È del 1922 una Catalanesca vitale e severa, offerta dal giovane violoncellista-compositore al poco meno giovane amico chitarrista come un auspicio per il suo futuro. Segovia era già famoso in Spagna e in Argentina, ma non ancora altrove, e non era facile prevedere allora quello che sarebbe stato lo sviluppo della sua carriera in tutto il mondo. Una tenera ninna-nanna, intitolata Canción de Leonardo, ricorda il figlio primogenito di Segovia, morto giovinetto in seguito a un tragico incidente. La nomina dell’amico chitarrista quale docente nella prestigiosa Accademia di Siena è celebrata con una Sardana Chigiana dal carattere evocativo e insieme gagliardo. Una composizione più complessa e articolata, intitolata Preámbulo y Sardana, sembrerebbe fatta apposta per permettere a Segovia di liberare tutta la magia del suo suono. Segovia fece onore sia alla Sardana Chigiana che al dittico con le sue esecuzioni, ma tolse dai titoli dei suoi programmi l’aggettivo “chigiana”. Il capolavoro chitarristico di Cassadó è un brano intitolato Leyenda Catalana, costruito sul tema della canzone popolare El noy de la mare, già caro a Llobet. Cassadó l’ha avvolto nelle trame di una raffinata armonia polimodale, sviluppandolo con idee proprie, e l’ha reso sublime, patetico e al tempo stesso puro e distante da ogni pesantezza folclorica. L’ultimo lavoro per chitarra di Cassadó consiste in un’armonizzazione squisita di Dos cantos populares finlandeses, scelti evidentemente per la loro grazia e per il contrasto che si apre tra i loro caratteri, mentre rimane per il momento imperscrutabile la ragione che può aver spinto un compositore catalano a dedicare a un chitarrista andaluso una versione di due canti popolari della Finlandia: in mancanza di documenti, il campo delle supposizioni è così vasto che la decisione più saggia è quella di non metterci piede. Nel caso di uno strumentista che ha donato la propria arte con entusiastico altruismo al pubblico di tutto il mondo, come ha fatto Cassadó, non è giusto rimpiangere che non si sia dedicato con maggior assiduità alla composizione. Ma se l’avesse fatto, è indubbio che i risultati sarebbero stati eccellenti, perché il grande violoncellista era un compositore originale. Se consideriamo che per Segovia arrivò a trascrivere un concerto di Boccherini, il suo lascito a favore della chitarra ci appare nobilissimo, anche se non grandioso: non ci sovrasta, ma ci persuade, e ci può persino commuovere.

 

 

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