Suonare News 9 2011 Editoriale
 

L’ITALIA NON È UN PAESE PER ORCHESTRALI
di Filippo Michelangeli

Gli sbocchi professionali per i musicisti sono sostanzialmente due: insegnamento e orchestra. Il resto, solismo, musica da camera, composizione, ricerca, editoria, discografia sono, in termini numerici, irrilevanti. Una politica nazionale sana e prospettica, per uno sviluppo di quella che una volta si chiamava “buona occupazione”, è bene che tenga conto di queste concrete considerazioni. Sul fronte della scuola, nonostante le continue lamentele del settore, in tutta onestà non mi sento di unirmi al coro degli insoddisfatti. Guardiamo i numeri: in Italia sono attive circa 1.000 scuole medie ad indirizzo musicale, 80 tra conservatori e istituti musicali pareggiati (oggi entrambi entrati a far parte dell’Afam, Alta formazione artistica e musicale), una cinquantina di licei musicali (appena istituti e con ampi spazi di crescita), un migliaio di scuole private e circa 200 scuole civiche. L’Italia ha una popolazione di 60 milioni di abitanti che possono contare su circa 2.300 scuole di musica. Dispiace l’assenza della pratica musicale nelle scuole elementari e nei piani di studio delle superiori, ma la situazione è dignitosa e non ci fa allontanare troppo dalla media europea. Diversa, e peggiore, è la situazione delle orchestre stabili, quelle che garantiscono un’occupazione continuativa. Le filarmoniche collegate alle fondazioni liriche sono 13 più l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma. Poi ci sono le Ico, le Istituzioni concertistiche orchestrali, meglio note come “orchestre regionali”. Sono 12, di cui 3 inspiegabilmente in Puglia e nessuna in Piemonte, Lazio, Sardegna, Umbria, Friuli, Campania e Calabria. Esistono poi le orchestre “semistabili” o “stagionali”, ovvero quelle abbinate ai teatri di tradizione e alla lirica ordinaria. Potrebbero essere una cinquantina, ma in verità non superano le dieci unità. Ultime, ma non certo per qualità, la “Verdi” di Milano e l’Orchestra Nazionale Rai con sede a Torino. Fatti due conti, le orchestre italiane “vere”, con personale artistico e amministrativo stabile sono 40. Una ogni 1,5 milioni di abitanti. Poche, troppo poche per metterci non dico all’altezza degli altri paesi europei, ma soprattutto per dare un senso a 80 conservatori e istituti pareggiati sparsi nella Penisola. Arriveranno in redazione lettere che segnalano orchestre, magari giovanili, che non ho citato. Se queste occupano personale stabile sarò felice di segnalarlo. La proposta di Suonare news è molto semplice: un’orchestra in ogni provincia. Le vituperate province, attualmente ben 110, che nessun partito politico osa eliminare, siano almeno l’occasione per dotare l’Italia di un patrimonio sinfonico. Le nuove orchestre triplicherebbero subito l’occupazione dei giovani che ogni anno “escono” dai conservatori spesso per non “entrare” da nessuna parte. E ci farebbero sentire un po’ più europei.

 

 

Copyright © Michelangeli Editore - Tutti i diritti riservati.