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Suonare News aprile 2024 Editoriale
 

È così difficile dire due parola prima di suonare Mozart o Beethoven?
di Filippo Michelangeli

Ai concerti il 90 per cento degli spettatori è composto da appassionati. Se diamo loro alcune notizie storiche sugli autori, si godranno un’esperienza musicale più ricca. Bastano cinque minuti.


Il sogno di ogni musicista non è diventare ricco – sarebbe anche un illuso, non è il mestiere giusto – ma esibirsi di fronte a un pubblico. Chiunque abbia provato l'ebbrezza di ricevere un applauso dopo aver suonato, cantato o diretto un'orchestra, sa che ci sono poche esperienze che gratificano in modo così pieno l'animo umano. L'applauso, il pubblico che si alza in piedi, qualcuno che urla "bis", "bravo", sono un esaltatore di felicità. In ogni musicista, ma vale per qualsiasi artista, esiste un componente esibizionistica indispensabile per affrontare l'arena bollente del palcoscenico. Se non esistesse, esibirsi in pubblico diventerebbe solo un'insopportabile sofferenza.
Tuttavia mentre un musicista sa perfettamente chi è: un professionista preparato, temprato da lunghi anni di studio e sacrificio, non sempre ha ben chiaro chi venga ad ascoltarlo. Ai concerti, all'opera, a qualsiasi forma di spettacolo dal vivo, il 90 per cento degli spettatori è formato da appassionati. Ovvero uomini e donne che nella vita si dedicano ad altro, lavoratori, professionisti, imprenditori, pensionati, casalinghe, di tutto insomma. I musicisti che la sera vanno ad ascoltare altri musicisti sono sempre stati una parte residuale degli spettatori, non più del 10 per cento. Il motivo è presto detto: un musicista che ha passato tutto il giorno in mezzo alla musica, insegnandola, suonando, componendo, è del tutto normale che la sera abbia saziato ampiamente la sua fame di pentagrammi. E comunque quando arriva un interprete di grande valore, i musicisti sanno sempre mobilitarsi, sono solo molto selettivi.
Tornando al pubblico. Una volta appurato che è formato nella quasi totalità da appassionati di musica bisogna che i musicisti ne tengano conto. Un appassionato non ha una preparazione musicale di prim'ordine. Anzi, di solito non ha mai studiato musica, non sa neppure strimpellare uno strumento musicale. È semplicemente, e non è poco, un individuo che considera l'esperienza dell'ascolto musicale qualcosa che rende la sua vita migliore. E per questo investe tempo e denaro, di solito la sera, per riprovare un'emozione che gli procura piacere e che, appunto, lo appassiona.
Ci si lamenta spesso della difficoltà ad avere pubblico nelle sale da concerto. Capirai che novità, lo sento dire da quando avevo i calzoni corti. Invece di lamentarsi, perché i musicisti non prendono il toro per le corna e nei loro concerti si mettono per una volta nei panni del loro pubblico? È così difficile, prima di suonare una Sonata di Chopin, o di Franck, Beethoven, Mozart, Brahms, dire due parole sull'autore, sulla circostanza in cui ha composto quel capolavoro? Senza avventurarsi in complicate "guide all'ascolto" che richiedono una concentrazione che forse alle nove di sera, dopo una giornata di lavoro, il pubblico non è disposto a concedere. Non diamo per scontato niente. Se al pubblico diamo informazioni che sa già non ci toglierà il saluto, ma se invece, molto più probabile, lo sta sentendo per la prima volta, si predisporrà ad un ascolto più attento, partecipato, gratificante.
Parlare al pubblico non deve essere però qualcosa di estemporaneo. Andare a braccio vuole dire non avere il controllo di quello che si dice, ripetere concetti, perdersi in dettagli. Bisogna prepararsi a casa un testo, breve, diretto, di facile comprensione. E mandarlo a memoria, provando a ripeterlo tra le mura domestiche. Bastano e avanzano cinque minuti di introduzione, non di più, per mettere in condizione il pubblico di appassionati di godersi un'esperienza musicale che non dimenticheranno mai.

 

 

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