Questo mese campeggia in copertina il pianista Elia Cecino, fresco vincitore del Premio spagnolo "Iturbi", una delle più prestigiose competizioni pianistiche internazionali. Cecino è un nome noto ai lettori di Suonare news perché a seguito della vittoria del Premio Venezia nel 2019, allegammo il suo cd di debutto nel mese di ottobre del 2020.
È un giovane musicista trevigiano di grande qualità, diplomatosi come privatista a soli 17 anni, cresciuto alla scuola della valente maestra Maddalena De Facci.
In questi sei anni Elia ha fatto tanta strada, coronata oggi dalla vittoria a Valencia. Ma osservando la sua formazione e la sua carriera, che è molto simile a quella di tanti giovani talenti che lo hanno preceduto, è impossibile non appoggiare il pensiero sulla prospettiva che attende le generazioni che arrivano, alle prese con il Conservatorio riformato e promosso a rango universitario.
Naturalmente oggi a nessun ragazzino viene impedito di iniziare privatamente lo studio di uno strumento musicale in tenera età. Ma per accedere al Conservatorio di Stato, salvo in quegli atenei dove sono attivi i cosiddetti "corsi pre Afam", dovrà attendere di avere conseguito la maturità superiore, ovvero avere almeno 18 anni. È l'università, bellezza!
Poi, naturalmente, c'è la possibilità di conseguire il Triennio in un solo anno e tagliare il nastro del Biennio in tempi record. Ma l'approccio di fondo, generalizzato, è considerare i giovani che escono dai Conservatori pronti per la professione non prima dei 23 anni. Né più né meno di quello che accade nelle Accademie di belle arti o nelle università che adottano la formula del 3+2.
Si è lungamente discusso sulla Riforma dei Conservatori da quando, nell'ormai lontano dicembre 1999, è stata approvata. Ma in questi 23 anni il vecchio ordinamento è convissuto con il nuovo e fino a poco tempo fa, pensiamo a Cecino, sono stati ancora autorizzati i diplomi agli allievi privatisti.
Il vecchio ordinamento dal prossimo anno è "fuori catalogo" e i privatisti, così come all'università, non possono più presentarsi per sostenere esami da "esterni".
Adesso accade un fatto curioso. Quando intervisto, microfono aperto, un docente di Conservatorio, salvo rare eccezioni, si dicono tutti favorevoli alla Riforma, magari sollevando qualche blanda osservazione sulla quantità di materie complementari. Quando spengo il microfono e gli insegnanti si lasciano andare ad una maggiore confidenza, lo scenario si capovolge. Salvo rare eccezioni, sono tantissimi a dirsi delusi della Riforma e rimpiangono il vecchio ordinamento. Per due motivi che si ripetono sempre uguali: la possibilità di seguire personalmente un allievo già a partire dai 10 anni, sfruttando appieno il suo potenziale di apprendimento che si manifesta soprattutto da piccolo e la mai digerita "convivenza" con una sterminata quantità di esami e ore di frequenza con materie collaterali che gli farebbero perdere preziose e necessarie ore di pratica strumentale.
È difficile oggi pensare di tornare indietro. Ma certo colpisce ascoltare tante voci autorevoli di docenti, di ogni genere di strumento, dire più o meno la stessa cosa.
Il mese scorso abbiamo raccontato la clamorosa storia del concorso del "Piccolo violino magico" di Pordenone, dove, per regolamento, sono ammessi ragazzini fino a 13 anni chiamati ad eseguire nelle tre prove, un repertorio con i maggiori concerti per violino e orchestra.?E voi, che cosa ne pensate? Se volete dire la vostra scrivete una breve mail a suonarenews@michelangelieditore.it Le più interessanti verranno pubblicate sul prossimo numero.
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